Chi ha ragione fra i due?
Garantisce che non è una denuncia («Semplicemente ritengo giusto segnalare dei fatti») e che non ha alcuna intenzione di chiedere nulla per sé, nulla se non «il rispetto delle intese raggiunte». È sconcertato Adriano Galliani. Ad indurlo a uscire allo scoperto è l’esito del tentativo di conciliazione con la Figc, programmato per lunedì scorso e saltato per la netta chiusura del nuovo commissario federale Pancalli. Un’inversione di marcia sorprendente perché disconosce in toto strategie ed intese messi a punto con la precedente gestione federale, quella che aveva nel professor Guido Rossi il punto di riferimento e nel suo vice, Paolo Nicoletti, il braccio operativo. In sostanza Galliani, attraverso Leandro Cantamessa, avvocato e consigliere milanista, e l’ex commissario Figc, attraverso Nicoletti, si erano accordati (verbalmente) «per una riduzione dell’inibizione che mi era stata inflitta dalla Corte Federale, dal 14 aprile del 2007 al 31 dicembre prossimo ».
Tutto ciò nell’ambito del tentativo di conciliazione perché «la conciliazione è una fase obbligatoria della procedura della Camera del Coni e ha finalità di transazione. È quindi perfettamente legittimo, anzi, addirittura necessario, negoziare con la controparte, soprattutto se si tratta della Federcalcio ». Pancalli, peraltro, ha disconosciuto tutto, forse nel timore di reazioni a catena. «Noi — sottolinea Galliani—abbiamo trattato con il commissario e con il vicecommissario della Figc, non con il professor Rossi e l’avvocato Nicoletti. Non so se mi spiego. Chi è subentrato alla guida della Federcalcio avrebbe avuto il dovere di rispettare la disponibilità all’accordo mostrata dalla precedente gestione. Il suo era un obbligo morale». Ecco perché, certamente sentendosi tradito, forse anche convinto di essere stato preso per i fondelli, Galliani auspica l’intervento dell’Ufficio Indagini. Insomma a fronte della fermezza dimostrata nel rifiutare qualsiasi tipo di trattativa per una riduzione della penalizzazione inflitta al Milan, Guido Rossi aveva concesso questa apertura di credito nei confronti del vicepresidente rossonero per la sua sostanziale buona condotta. «Nicoletti mi disse infatti — ricorda Cantamessa —: non entro nel merito dell’inibizione e della sua durata. Però apprezzo l’atteggiamento di Galliani e del Milan».